Ortigia ha un nuovo piano particolareggiato

Presentato lo scorso 19 gennaio all’HUB dai progettisti e dall’Assessore all’urbanistica del Comune di Siracusa, il PPO (Piano Particolareggiato Ortigia) redatto dai tecnici dell’Ufficio Centro Storico, inizierà a breve l’iter amministrativo per l’approvazione. E’ un piano che ha l’onere di costruire nuovi scenari di tutela e valorizzazione e governare le trasformazioni di un centro storico del tutto singolare, periferico rispetto all’intero sistema urbano di Siracusa, aperto sul mare ed epicentro di una straordinaria città – porto. Ma soprattutto caratterizzato da un palinsesto territoriale unico, che oggi è chiamato a confrontarsi con mutate condizioni socio economiche e culturali, con nuovi modelli di sviluppo e con nuove e sempre più complesse esigenze di tutela e di valorizzazione, spesso in contrasto con le attuali modalità di fruizione della città.

In sintonia con una visione condivisa dall’Amministrazione, dagli operatori economici e dalle parti sociali, e in linea con gli orientamenti prevalenti del dibattito disciplinare, che vedono la rivitalizzazione del tessuto socio economico e culturale, passare attraverso la necessità di mantenere il giusto grado di mixitè che da sempre caratterizza la città storica, il piano individua alcune strategie basate su criteri di sostenibilità, concertazione, partecipazione, sviluppo dell’economia locale e promozione dell’offerta turistica.

Tutti contenuti strategici ricorrenti nei piani di ultima generazione, del tutto condivisibili, ma che sarebbe necessario verificare e approfondire per valutare le azioni concrete, che al di la dei proclami, incideranno realmente sul governo della città storica e delle sue trasformazioni.

Difatti se da un canto nel corso dell’incontro sono state esposte con chiarezza le strategie e i principi ispiratori delle scelte che caratterizzano il piano, gli aspetti concreti del progetto  non sono stati approfonditi a sufficienza e non è stata fatta chiarezza su come le strategie si concretizzeranno in azioni puntuali, quali i legami con la pianificazione urbana e provinciale, quali normative regoleranno le trasformazioni e le azioni di tutela e quali saranno i progetti di sviluppo principali.

Il piano ha l’onere di confrontarsi con il piano particolareggiato redatto alla fine degli anni 80, dal prof. Pagnano, strumento forte di un apparato analitico di matrice storica, architettonica, urbanistica, sebbene considerato da molti troppo accademico e restrittivo, ha avuto il grande merito di indirizzare le scelte di trasformazione della città storica, in una logica di conservazione e recupero filologico. Un piano considerato tra le migliori esperienze italiane del dopoguerra in fatto di pianificazione delle aree storiche, che ha avuto il merito di innescare processi di recupero diffuso del patrimonio edilizio e di rivitalizzazione delle attività e delle funzioni presenti in Ortigia.

Il nuovo piano, sembra raccogliere il testimone del piano Pagnano, attualizzando le scelte e introducendo nuovi temi e nuovi meccanismi di attuazione delle previsioni urbanistiche.

Un piano, a dire dei progettisti, “flessibile”, termine che in urbanistica può facilmente perdere gran parte delle accezioni positive introducendo pericolose deregulation, che in un tessuto storico potrebbero tradursi in un notevole abbassamento del livello di tutela.

Così i “muri neri”, famigerate invarianti del piano Pagnano, parti strutturali dell’edificio intoccabili, per evitare peggioramenti statici nonché inaccettabili alterazioni delle unità edilizie, o le superfetazioni  e gli altri elementi da demolire, assumeranno non più il valore di un’indicazione vincolante, ma verranno sottoposte al vaglio dalla Commissione Unica per Ortigia, organo tecnico di controllo cui verrà affidato, non con pochi rischi, l’onere e la responsabilità di valutare i singoli casi e decidere sull’opportunità di apporre vincoli o concedere possibilità di demolizioni e trasformazioni.

Si elimina così una regola rigida, in favore di una valutazione ad personam, la cui congruità dipenderà dal giudizio inoppugnabile, emesso esclusivamente su motivazioni tecniche e architettoniche, della commissione.

Tra i tanti temi contenuti nel piano, si prevede un incremento delle destinazioni d’uso ricettive, dell’ordine del 25% rispetto alla dotazione esistente, da insediare nel patrimonio edilizio non utilizzato, che per gran parte verrà destinato a residenza. Un’idea di sviluppo dell’offerta turistica basata sulla disponibilità di vani da destinare a ricettività, che si spera sia suffragata anche da indagini economiche sull’offerta turistica, (da Ortigia a Siracusa all’intera provincia), da valutazioni sui carichi urbanistici aggiuntivi e sugli effetti indotti sul piano sociale e produttivo.

Su altri temi centrali del piano, elencati ma non illustrati, sarebbe auspicabile un approfondimento. Dalla riqualificazione degli spazi pubblici, al rapporto tra la città costruita e il fronte marittimo, dal ruolo del porto, agli effetti urbani delle riconversioni portuali all’interfaccia tra porto e città, dalle destinazioni d’uso di alcuni edifici importanti (Carcere Borbonico, edificio delle poste, monasteri e conventi ancora in attesa di destinazioni) al recupero dei quartieri più degradati (Graziella, Giudecca) dal potenziamento della mobilità sostenibile, alle misure per il recupero della residenza stabile.

A tal proposito, le domande da più parti emerse nel corso della presentazione hanno messo in risalto la necessità di approfondire le scelte, innescare un dibattito proficuo, un coinvolgimento degli attori portatori di interessi e dei singoli cittadini, in nome delle citata partecipazione che ben poco valore ha se attuata a posteriori al solo scopo di ufficializzare e riconoscere scelte di piano compiute altrove.

Sarebbe auspicabile, nella logica enunciata del “piano processo” approfondire ulteriormente i temi strategici per il recupero della città storica nelle sue componenti in modo da valutare l’opportunità di introdurre possibili correzioni e scelte innovative e realmente partecipate con gli abitanti e dare così forza e reale significato ad aspetti di partecipazione, flessibilità e concertazione.

Hub Siracusa può essere il luogo ideale per innescare un proficuo dibattito sul piano.

Si potrebbero creare dei tavoli di consultazione che prevedono la partecipazione di politici, progettisti, tecnici locali, urbanisti, sociologi, economisti, storici, ambientalisti, operatori economici e culturali, residenti. Tavoli di consultazione finalizzati alla creazione di documenti di indirizzo da fornire al Consiglio Comunale per  facilitare e rendere trasparente e realmente partecipato l’iter di approvazione del piano.  Sarebbe un esempio di innovazione nel processo di formazione del piano.

Luca Barbarossa